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Ultimo aggiornamento: 10 marzo 2024

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Marketing Sonoro: convincere e persuadere tra alte e basse frequenze

 

 

A cura della Dott.ssa Alessandra Brusegan  -  Business Copywriter  -  conimmensacura.it

 

 

(Photo by Drew Patrick Miller on Unsplash) unsplash-logoDrew Patrick Miller

Nell’ambito dello studio del Marketing Sonoro e delle sue applicazioni alla comunicazione, alla vendita e alla persuasione, è arrivato il momento di "mettere le mani" dentro ai suoni.

Ecco cosa intendo: spogliamoli, guardiamoli da vicino e capiamo come utilizzarli al massimo delle loro infinite potenzialità.


Fare marketing e generare emozioni con i suoni

Faccio subito una piccola considerazione che è più di buon senso che di marketing sonoro.

Tutti noi, ogni giorno, veniamo investiti da migliaia di note, suoni, parole. Non tutte, però, ci colpiscono. Quando siamo assorti nei nostri pensieri non ci accorgiamo del rumore delle auto, del canto degli uccellini, delle chiacchiere di chi si avvicina ma restiamo ipnotizzati quando ascoltiamo il battito di un cuore e la nostra attenzione viene sempre richiamata da una notifica del telefono.

E non solo, riusciamo a riconoscere un’auto dal rumore del motore e a capire chi entra in casa suoni dei suoi passi o dal modo con cui gira le chiavi nella serratura. Si conosce ancora poco del sistema nervoso umano e delle sue strette connessioni con l’udito, ma sembra che sia proprio l’udito il primo dei sensi che si sviluppa nei feti.

Migliaia studi, inoltre, confermano la sua profonda e stretta inter-correlazione con la nostra parte di cervello più intima, con quella più legata alle emozioni. I suoni sono, quindi, strumenti sofisticati con cui comunicare, promuovere, convincere, a patto di conoscerne gli aspetti più segreti.

Comunicare qualcosa usando suoni alla frequenza più adatta

Introduciamo qui un tema che è quello della frequenza dei suoni. Per sfruttare al meglio la potenzialità degli strumenti come i suoni, la musica, la voce e le stesse parole non possiamo prescindere dal conoscerne, in sostanza almeno, l’aspetto fisico. Semplifichiamo un istante i concetti chiave che sono, un po’, come lo scheletro e la muscolatura di un suono: volume e frequenza.

 

Il volume è un parametro che tutti conosciamo e sperimentiamo quotidianamente, è in sostanza il livello di pressione sonora.

Più è alto, più il suono viene percepito e maggiore è anche il suo impatto sulla persona.

Volumi troppo bassi (in una conversazione, in un video, durante una presentazione) fanno perdere completamente l’attenzione di un cliente che non riesce a percepisce nulla in modo distinto.

Volumi eccessivamente alti, al contrario, infastidiscono e allontanano il cliente, spaventandolo qualche volta.

 

E ora, la frequenza. Ma cos’è la frequenza di un suono? Immaginiamoci davanti alla tastiera di un pianoforte: tutti sanno che i tasti all’estrema sinistra emettono suoni cupi, bassi, tenebrosi mentre quelli più a destra hanno suoni acutissimi, alti e pungenti. Ecco: la differenza tra questi suoni è la proprio la frequenza che si può esprimere anche in termini di lunghezza dell'onda sonora.

I suoni più bassi hanno bassa frequenza e ampissima lunghezza d’onda.

I suoni più alti hanno alta frequenza e una lunghezza d’onda molto breve.



Figura. Raffigurazione della lunghezza d'onda per le alte e le basse frequenze.
 

Per intenderci, suonando:

- l’ultimo tasto a sinistra della tastiera, il suo suono <<dooong>> viene emesso ad una frequenza di 27 Hz con una lunghezza di 16 metri (sì, 16 metri lineari di sviluppo dell’onda sonora);

- l’ultimo tasto a destra, invece, quell’altissimo <<dììnnng>> esce a 4.180 Hz e ha una lunghezza d’onda di 8 cm.

Tutti gli altri 86 tasti compresi tra questi 2 hanno frequenze e lunghezze d’onda intermedie. Ed entro le stesse frequenze (tra 300 e 4.000 Hz) si colloca anche la voce umana.

 

Ma andiamo un passo oltre ai numeri: tutti abbiamo sperimentato una volta nella vita la differenza nella percezione di questi suoni: le frequenze più alte, i suoni più sottili entrano nelle orecchie e nella testa e infastidiscono. Le frequenze più basse, invece, suonano nel torace e nella pancia e incupiscono. Tra queste due tipologie di frequenza è come se cambiasse l’inclinazione con cui le onde sonore ci penetrano e ci attraversano. E insieme all’inclinazione cambiano moltissimo anche le emozioni che ci generano. E la risposta è connessa con la parte più intima del nostro sistema nervoso.

Suoni ad alta frequenza per un marketing sonoro di richiamo

Dunque: le frequenze medio-alte sono quelle dai 2.000-3.000 Hz in su. E sono quelle più adatte per attirare l’attenzione o imprimersi nella memoria di qualcuno. Diversi studi di Neuromarketing hanno analizzato, con la tecnica della risonanza magnetica per immagini, le reazioni dei sistemi nervosi di chi viene esposto a questo livello di frequenze. Quello che è emerso è che quando sentiamo suoni così alti e sottili c’è una specifica area del cervello che tende sempre ad attivarsi: l’amigdala, la porzione più inconscia e più istintiva, quella deputata al controllo delle emozioni.

L’amigdala fa parte del nostro cervello "rettiliano" e ha ereditato dalla preistoria la sua straordinaria funzione di aiutarci a sopravvivere. Quando un evento, oppure un suono, stimolano l’amigdala, ecco che parte la sensazione di allarme: nell’emergenza si generano quindi azione, combattimento e reazione. Per esempio, in questa fascia di frequenze alte e connesse con una sensazione di allarme si collocano alcuni suoni molto comuni: il verso di animali pericolosi ma anche i pianti dei bambini e le urla di qualcuno in pericolo. E, proprio per tutte queste ragioni, ci sono strumenti di uso comune che suonano a queste frequenze più alte, per generare attenzione, per mettere allarme e per non passare inosservati.

Per esempio:

- la sirena dell’ambulanza: ha una frequenza di 2.500 Hz;

- il dispositivo che suona quando un mezzo pesante fa retro-marcia: ha una frequenza intorno ai 3.000 Hz;

- le notifiche delle app e le suonerie degli smartphone: hanno frequenze oltre i 2.500 Hz.

La voce gialla appartiene e questa ampiezza di frequenze, per esempio, ma anche alcuni dei jingle dei brand più famosi.

 

Ecco qualche suggerimento per un marketing sonoro che serva a richiamare i clienti, ad attirare la loro attenzione.

1. Prima di tutto, evitiamo di abusare di queste frequenze: sappiamo, ciascuno per sua esperienza personale, che l’esposizione a suoni troppo alti è fastidiosa se prolungata, quindi l’uso delle alte frequenze per cogliere l’attenzione va limitato alla fase iniziale del contatto o in un momento topico della proposta o del messaggio promozionale;

2. Le alte frequenze suonate a volumi bassi perdono un po’ di efficacia: quindi suoni, parole e musica in queste tonalità andrebbero suonate e proposte ad un volume adeguato;

3. I suoni da usare: piccole melodie o jingle, anche da creare l’aiuto di musicisti e compositori per esempio, per fare intro di un video o per accompagnare un logo o un’offerta economica;

4. Anche la musica è un‘intramontabile fonte di suoni e note ad alta frequenza, la musica classica è l’ideale perché non crea fazioni o pregiudizi;

5. E le parole? Ecco, le parole! In tema di conversazioni, telefonate e messaggi promozionali le alte frequenze sono quelle connesse con le vocali E ed I in particolare. L’ideale quindi è puntare su parole che le contengano preferendo, per esempio: cifra, ribasso, réclame, iniziativa, irripetibile, esclusivo, originale, riservato, pregi, impegno!


Suoni a bassa frequenza per un marketing sonoro di persuasione

Ora veniamo alla sezione opposta del pianoforte quella dei bassi profondi, quella più a sinistra. Da qui vengono i suoni più cupi, penetranti e vibranti, quelli che si sentono nella pancia, nel torace quasi più che con le orecchie qualche volta. Parliamo di frequenze sotto i 300 Hz che sono, in natura, connesse a fenomeni come i tuoni, i terremoti, i crolli. Ma anche il battito del cuore ha una frequenza così bassa, profonda e sommessa.

 

Studi dimostrano che queste onde, a livello neuro-fisiologico, vengono percepite dal cervello come una minaccia. Esposte a queste frequenze e a queste onde così lunghe, l’abbiamo accennato prima possono anche superare i 10-15 metri, le persone sentono il battito accelerare, il respiro affannarsi e avvertono un’emozione di paura, tristezza e brividi. In acustica, peraltro, si dice che questi a bassa frequenza siano i rumori in assoluto più disturbanti dell’intero spettro.

 

Ma possono dei suoni a bassa frequenza rivelarsi utili ai fini della vendita, della persuasione e del marketing sonoro? Certo! Anche perché non occorre spingersi negli infrasuoni o creare ansia o terrore! L’idea è quella di generare un’emozione di leggero timore e preoccupazione per poi rincuorare il cliente con la propria soluzione: un po’ come la Nona Sinfonia di Beethoven, un inizio terribilmente cupo che poi si conclude con l’Inno alla gioia. In sostanza, la chiave è quella di usare queste frequenze in alcuni momenti particolari, quando si fa un confronto con un competitor per esempio. In quest’occasione vale la pena mettere un po’ di paura al cliente per le conseguenze che potrebbero derivare dal continuare a scegliere un altro prodotto, per esempio. E lì, nel mezzo della sua inquietudine, infilarci il proprio prodotto!

 

Anche la voce blu, per esempio, appartiene a questo spettro di frequenza e ha proprio questa funzione. Quella di colpire in basso, di muovere da dentro, di convincere con la calma e il controllo. Raccontare con toni bassi per toccare le corde più profonde.

 

Ed ecco qualche suggerimento per video, messaggi promozionali, telefonate e altri strumenti di marketing sonoro. Qualche esempio di suoni e parole a bassa frequenza sono:

- il battito del cuore: l’abbiamo detto, richiamarlo in una conversazione o in un intro o video è sempre una buona idea per “toccare”;

- le parole con le vocali O e U, per esempio preoccupato, paura, dubbio, soluzione, aiuto, supporto, sostengo, sconto, quando, ora, subito, ascolto, coraggio, audace…;

- la musica: del basso ovviamente, ma anche della tuba, di alcuni fiati e di tutte le percussioni;

- ultima nota di colore: le campane. Le campane sono nel nostro immaginario culturale uno strumento che richiama l’attenzione e regala una nota di sacralità e solennità, utile in certe conversazioni o in alcuni momenti di una presentazione.

 

Marketing sonoro con le alte e le basse frequenze

Ovvio, un cliente va avvicinato e convinto con infiniti altri elementi a supporto del proprio prodotto o servizio, ma a livello di comunicazione e marketing, i suoni possono agevolare e aiutare. In particolare, se hanno la giusta frequenza! Ed ecco un paio di esempi davvero molto calzanti e indovinati a mio parere:

 

 

Alte frequenze (video)

Basse frequenze (video)

 

 

 

 

 

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