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Cuore: “disaccordi” rumorosi e “accordi” musicali

Giugno-Agosto 2017 - A cura di Elena Cipani - psicologa (sito web: elenacipanipsicologa.it)

 

Con il termine "disaccordi" si indicano gli attriti esistenti e dimostrati da varie ricerche, tra il rumore e l'attività cardiaca. Quando si parla di rumore si pensa generalmente alla intensità del suono e ai rischi per l'apparato uditivo ma poche persone sanno che esistono altri rischi, tra i quali l'aumento della probabilità di sviluppare patologie cardiovascolari, in particolare l'angina pectoris e l'infarto miocardico.

Quali sono i meccanismi secondo i quali il rumore può provocare un danno cardiaco?

Se il rumore è eccessivo e continuo nell'organismo aumenta il livello di determinati ormoni: cortisolo (ormone dello stress), adrenalina e noradrenalina. Questo comporta l'accelerazione del battito cardiaco, l'aumento della pressione del sangue, il restringimento del diametro delle arterie e l'aumento di consumo di ossigeno da parte del cuore: tutti fattori di rischio per lo sviluppo di una patologia cardiaca conclamata.

Alcune ricerche:

- Uno studio sul rumore provocato dal traffico cittadino e pubblicato su Epidemiology dai ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma ha rilevato che tale rumore può aumentare il rischio di infarto. Secondo i risultati emersi, i soggetti che abitavano in zone in cui il rumore del traffico risultava superiore ai 50 decibel correvano un rischio maggiore del 40% di subire un attacco cardiaco rispetto a chi viveva in aree relativamente tranquille. Lo studio ha coinvolto 1571 persone colpite da un attacco cardiaco e 2000 soggetti scelti casualmente come gruppo di controllo tra gli abitanti di Stoccolma. Secondo i ricercatori, lo studio conferma i risultati ottenuti da ricerche precedenti sugli effetti negativi che il rumore esercita sul sistema cardiovascolare.

- Ricercatori canadesi della University of British Columbia hanno pubblicato i risultati di una loro ricerca che appura gli enormi danni causati dal rumore sul cuore. Dal 1999 al 2004, oltre seimila lavoratori americani (precedentemente sottoposti a test medici e controlli clinici dalla National Health and Nutritional Examination Survey, che è una indagine periodica statunitense con l'obiettivo di monitorare la salute generale dei cittadini USA) sono stati seguiti e osservati dai ricercatori canadesi. I risultati rilevati sono stati preoccupanti perché è stato osservato che i lavoratori sottoposti a costante stress rumoroso sviluppavano il triplo delle probabilità d'ammalarsi di angina pectoris e il doppio delle probabilità di un aumento reattivo della pressione sanguigna.

- Uno studio dell'Università di Cracovia ha indagato in particolare gli effetti del rumore aereo sui livelli di pressione sanguigna di chi vive nei pressi degli aeroporti e la prevalenza di ipertensione arteriosa e danni d'organo asintomatici (rigidità delle arterie, ipertrofia ventricolare sinistra e funzione diastolica). Tale studio ha permesso ai ricercatori di stabilire che l'esposizione a lungo termine al rumore del traffico aereo è associata a valori pressori elevati e prevalenza di ipertensione arteriosa insieme ad una incidenza maggiore di danni al cuore.

Gli studi che riscontrano un aumento sensibile e preoccupante di patologie cardiovascolari connesse a esposizione ripetuta e prolungata al rumore acuto o cronico, sia di tipo lavorativo (industria metalmeccanica, tessile, chimica ed altre) che urbano, sono sempre più numerosi.

In "accordo" con il cuore c'è invece, la musica: le ricerche riconoscono sempre più il valore della musica nel favorire il rilassamento psicofisico generale. Esiste una correlazione diretta tra musica, cuore e sistema circolatorio in quanto il ritmo cardiaco si adatta alla musica: all'aumento del ritmo musicale corrisponde l'aumento del ritmo cardiaco mentre se il ritmo musicale è lento, diminuisce il numero delle pulsazioni, la pressione si abbassa, il respiro si sincronizza e i vasi sanguigni si dilatano. Studiosi inglesi hanno verificato che la musica di Beethoven e Verdi in particolare, determina una riduzione della frequenza cardiaca della pressione sanguigna.

Nelle persone colpite da patologia cardiaca, la musica consente di ridurre i tempi di recupero ed è stato osservato che l'ascolto di una canzone gradita riesce a migliorare del 19% lo stato generale di ha problemi al cuore.

Fondamentale è la prevenzione che può partire dal singolo individuo attraverso l'adozione di semplici comportamenti (evitare di indossare gli auricolari per troppo tempo, mantenere basso il volume della suoneria del telefono, trascorrere meno tempo in ambienti eccessivamente rumorosi…). Ma questa è una piccola parte rispetto alla prevenzione generale che riguarda gli ambienti sociali e lavorativi, nei quali il livello del rumore spesso sfugge al controllo.

In Europa, l'esposizione continua all'inquinamento acustico è riconducibile in alcuni casi a decessi causati da patologie cardiache, con un'incidenza del 3%.

Le leggi che dovrebbero tutelare la sicurezza sui luoghi di lavoro e l'igiene ambientale esistono, anche in Italia. Spesso però, tali leggi sono disattese o disapplicate, quindi le sanzioni non sempre vengono irrogate, e il diritto alla salute rimane sulla carta…nonostante sia un diritto costituzionale.

Seguendo un cinico ragionamento, se si provasse a pensare che dietro al problema del rumore ci sia spesso una questione economica, sarebbe interessante conoscere quanto il rumore in generale incida sulla spesa pubblica e valutare se costerebbe meno curare chi direttamente o indirettamente si ammala per il rumore, o se sarebbe invece preferibile ridurre il rumore attraverso misure preventive per permettere alle persone di vivere meglio e di ammalarsi meno. Si tratterebbe di introdurre misure per rendere gli ambienti lavorativi meno rumorosi, gli ambienti ricreativi adeguati, di fare in modo che le case non siano invase dalla musica fino a tarda ora. Provvedimenti costosi in molti casi, dei quali si vedrebbero i risultati nel lungo periodo. Ma sembra si preferisca non guardare oltre, ognuno coltivando il proprio "giardinetto" di interesse attuale, e si pone la domanda: in fondo, a chi conviene?

 


 

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