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La mobilità è una necessità e nel contempo un problema che
deve essere gestito con coerenza e responsabilità
Ero poco più che un ragazzo quando io e mia sorella trascorrevamo i pomeriggi girando in bicicletta per le vie della Clarina, rione a sud di Trento, città dove sono cresciuto. Il numero di automobili circolanti era ridotto, tanto che la bicicletta diventava una mezzo di trasporto apprezzato. Pare questa una storia di molto tempo fa e, invece, è solamente uno scorcio della fine degli anni '70. L’espansione edilizia, in appena trent’anni, ha interessato intere aree rurali, trasformandole in zone industriali, complessi commerciali e in nuove aree residenziali. Un’espansione senza sosta alla quale non si è saputo corrispondere un'adeguata attenzione per lo studio di nuovi mezzi di trasporto utili a sopperire alla richiesta di maggiore mobilità. La conseguenza è stata quella di aver determinato uno sviluppo esponenziale dei mezzi privati, più rapidi e confortevoli di quelli pubblici. Da un trasporto di tipo “collettivo” si è passati ad uno di tipo “individuale”, tant’è che la maggior parte dei veicoli oggi in circolazione è occupata da un solo passeggero, il conducente. In un recente studio di Legambiente è emerso che, in Italia, la causa maggiore di disturbo fonico lamentato dalla popolazione è attribuibile al settore dei trasporti. Al primo posto di questa incresciosa graduatoria troviamo il traffico veicolare, seguito da quello ferroviario e aereo. Altro dato su cui riflettere è rappresentato dal numero di chilometri percorsi annualmente da ciascun automobilista. L’Italia è il Paese europeo dove le persone si spostano di più a motore (in media 15.000 chilometri l’anno per abitante, +31% rispetto alla media europea e +60% rispetto alla Germania). Nel trasporto su gomma, inoltre, l’automobile copre circa l’82% della domanda (fonte Greenreport.it). In questo stato di cose, tuttavia, non credo corretto puntare il dito solo sugli automobilisti, considerato che, per molti di questi, l’automobile rappresenta il solo mezzo di trasporto disponibile per raggiungere la sede di lavoro, la scuola dei figli o il negozio dove fare la spesa. Oggi le opportunità di lavoro offerte sono spesso lontano dal luogo in cui si abita, una condizione che costringe un gran numero di persone a muoversi, con tutte le ripercussioni negative che questo comporta. Non è mia abitudine avanzare delle critiche senza proporre delle soluzioni. Per questo, desidero esprimere una mia opinione partendo da quello che possiamo considerare le origini di tale fenomeno. L’aumento del traffico è determinato, in larga misura, dall’aver interposto una significativa distanza fra il luogo di residenza e quello di lavoro. I nostri centri abitati, inoltre, sono cresciuti sulla scorta dei vecchi nuclei, luoghi in cui la popolazione viveva e lavorava, sia nelle città che in campagna, dove la gente era dedita all’agricoltura e all’allevamento. Abitare vicino al luogo di lavoro costituiva, all’epoca, una necessità, considerato che ci si poteva spostare solamente a piedi o su carri trainati da animali e, solo in tempi più recenti, con la ferrovia, laddove presente. Con l’avvento dell’automobile, invece, è stato possibile coprire distanze, prima considerate lunghe, in tempi alquanto ragionevoli. Nell'epoca moderna, ogni giorno un fiume di automobili si mette in movimento con conseguenze assai negative per l’ambiente in cui viviamo, a causa dei rumori e delle emissioni inquinanti che vengono prodotte. Siamo certi, tuttavia, che l’automobile sia il solo mezzo di trasporto a servizio della numerosa “famiglia” di pendolari? Negli ultimi anni sono state spese notevoli risorse per il potenziamento della rete stradale, allo scopo di sopperire all’incessante aumento dei volumi di traffico. Attenzione che non è stata parimenti riversata in investimenti su mezzi di trasporto alternativi più ecologici e, quindi, meno inquinanti, quali: ferrovie, metropolitane, tramvie e mezzi mossi da carburanti a basso impatto. Promuovere l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico è, di certo, un’azione lodevole ma questa può avere riscontro solamente se viene offerto un servizio efficace ed efficiente, con tempi di percorrenza rapidi e puntualità negli arrivi. La Svezia, Paese da tempo sensibile alle tematiche ambientali, ha in progetto la realizzazione di una rete di collegamento della costa sud-orientale, quella più popolata, con veicoli a idrogeno. Un progetto questo che non risolverà, probabilmente, il problema del trasporto veicolare ma è un chiaro segnale di come si voglia ridurre il legame con i combustibili tradizionali. Il miglioramento dei servizi non può prescindere, tuttavia, da una migliore organizzazione dello sviluppo urbano. Il compattamento delle aree destinate a impieghi affini può contribuire, ad esempio, a ridurre la distanza fra casa e luogo di lavoro e, di conseguenza, ridurre le emissioni dannose. Agli urbanisti, ai
tecnici dei trasporti e alle forze politiche spetta il compito di lavorare
congiuntamente per contribuire a migliore l’ambiente in cui viviamo, così
facendo, forse, si potrà risvegliare la voglia di fare una pedalata in centro in
bicicletta.
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